Fronzoni bar
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18.11.03
 

Sa, quando eravamo in Francia mangiavamo pane stantio e pezzi di grasso, seduti nelle nostre trincee fangose. Suo padre, invece, aveva fatto costruire una mensa dietro la linea, così stava caldo e asciutto.
Quando i NCO cuocevano le bistecche riuscivamo a sentirne il profumo, e più la guerra andava avanti, più li odiavamo. A un certo punto il Kaiser doveva visitare il nostro reparto, e quando il maggiore Müller è venuto in trincea per dircelo, non ho fatto correttamente il saluto militare.
E' diventato rosso come un gambero dalla rabbia, e mi ha ordinato di presentarmi il giorno dopo alla mensa, in tenuta di marcia.
Stavano mangiando bistecche e salsicce. Sono praticamente svenuto lì davanti. Ho dovuto inghiottire un bel po' di saliva.


Jason Lutes, Berlin.


Stattene zitto, e stattene zitto, per la miseria che proprio non ci hai mai voluto scrivere di quelle cose qua dentro, che c'è già abbastanza gente a far cagnara come neanche al Bar dello Sport.
Però poi a un certo punto anch'io mi rompo i coglioni e almeno la voglia di sfogarmi, per dio. Mica di dire la mia, eh, solo sfogarmi, così per starmene in pace con me stesso.

Punto primo:
Al petrolchimico di Marghera sono schiattate più di 150 persone per tumore da PVC e CVM, stessa storia a Mantova e Brindisi e Gela. Se si sommano tutti i casi, credo che il numero finale superi 17 (c'erano anche due civili, eh, che, sono stati fatti carabinieri pure loro ad honorem?). Non erano in guerra, facevano solo le loro schifo di ore al lavoro per riuscire a tirare avanti. Sono morti, non ci sono responsabili, non ci sono stati funerali di stato, non ci sono stati tricolori fuori dai balconi, nè folle in lacrime. Niente. E la storia dei petrolchimici è solo una, in questo paese del cazzo. [aggiungo, succede anche questo, ma già ce lo siamo dimenticati, vero?]

Punto secondo:
nel mondo ci sono più di 30 guerre. E il 90% dei caduti, dei MORTI, sono civili, non militari. Anche per loro, nessuna bandiera, nessuna lacrima, nessun funerale se non, forse, una fossa comune. Nessun ricordo.
E noi invece ci ricordiamo solo di questa, perchè siamo direttamente coinvolti. Io non mi sento coinvolto proprio per nulla, o meglio, nè più nè meno alla stessa maniera delle altre guerre.

Punto terzo:
Missione di pace? Certo, armati e in mimetica. Soldati di pace, li chiamano e vogliono sentirsi chiamare. Ma c'è la guerra, non la pace, e allora almeno non prendeteci(vi) in giro. E di chi sarebbe questa guerra, chiedo scusa? Mia no. Degli iracheni neanche, che loro lo sapevano che 'sti americani e i loro business friends avrebbero fatto solo un gran casino, ma nessuno li ha ascoltati: e allora facciamola 'sta guerra. Però poi, almeno che qualcuno se ne assuma la responsabilità. O anche qua non è colpa di nessuno?

Punto quarto:
I morti sono i morti. Cazzo mi frega se hanno il gagliardetto tricolore o quello a stelle a strisce o nessuno? Sono morti, punto. E meritano tutto il rispetto dovuto davanti a qualsiasi morte. Quindi fanculo anche a quegli imbecilli che dicono evvai 12 caramba di meno. Siete dei deficienti. Ma si sa, quelli esistono da una parte e dall'altra. Ma fanculo anche ai funerali di stato, fanculo la bandiera, fanculo questo spettacolo mediatico che sembra messo su a puntino per qualche lapalissiana strumentalizzazione politica.

Io mi sono rotto le palle. Io me ne voglio emigrare in finlandia a coltivare le renne, ecco.

scritto da Simone | 13:20


 

Oh, che la fidanzata polacca-bionda-un-metro-ottanta-eccetera del coinquilino svedese a prestito se ne giri per casa e quasi mi entri in bagno mentro faccio la doccia va bene.
Ma il tampax nel lavandino, per la miseria...

scritto da Simone | 00:39


16.11.03
 

Il cinismo che indie non è o forse lo è ma sicuramente più che assegnarsi ricchi premi, nominations e cotillons
Questo giusto per riaffermare che quella nomination me la merito (non è vero)
Per giustificare il nuovo bannerino? ('nsomma...)
No, no, giusto! E' per la community, eh.
Ma visto che ci sono dentro vojo giocare anch'io, e divertemose, anzi, va, adesso piazzo anche qualche nomination aggiuntiva.
...
Fatto.
Non qua, certo, ma dove gli compete.
Affascinante osservare le altre nomination che mi sono beccato da conoscenti vari(e), per il momento fortunatamente ignorate:
-"indieblog piu' scazzato del sistema solare": ehm, sarà mica stata colpa della stranissima brodaglia con quella specie di cervello di scimmia liofillzzato messo lì a galleggiare dal prezzo spropositato? E poi, e poi, mi ero anche offerto di dare una mano per il template...
- "miglior indieblog così indie da odiare gli altri indieblog", e questa direttamente da Piasoinsa, Olanda! Trascuro le altre categorie che potrebbero essere anche serie e di conseguenza assolutamente fuori dalla mia portata. Ma qua cara la mia Sonechka si tratta di un abbaglio, di un errore semantico, e la categoria sarebbe da rettificare nel modo seguente: "indieblog così indie da odiare sè stesso". Ecco, allora sì. Solo che poi rimarrebbe quel così, che così presuntuoso è.

Perchè, perchè, come, mi chiedo io, si può essere cinici quando si viene a sapere che il 25 ci sarà a Milano Mark Gardener che rifarà i vecchi pezzi dei Ride?
Fiiiiiico! Però, ehm, aspetta, hai detto il 25? Martedì 25 novembre?
Sì.
Mapporc... lo stesso giorno del concerto di Ben & Jason.
Non avrai mica dubbi su cosa andare a...
Ma no, ma no. E' che avevo l'accredito, per Ben & Jason, ufff.

Ecco, è questione di carne, e cuore e sangue. Andare a vedere il cadavere di un gruppo che alla fine, reunion o non reunion o non so io cosa, è morto nel '95, eppure la voglia di riascoltare pezzi come Dreams burn Down, guardandosi le scarpe, pensando a quel brividino freddo che scorre lungo la schiena quando qualcuno, ancora oggi, dice CREATION!
(come potete chiamarla cinismo?)

scritto da Simone | 13:18


5.11.03
 



Sabato scorso ha chiuso l'Oasis, che più che un club era una discoteca per adolescenti dagli ormoni iperattivi e alternativi. Erano anni che non andavo e non sono nemmeno andato all'ultima serata, innazitutto per la consapevolezza che ormai i ragazzini mi prenderebbero per uno della Digos eppoi perchè in quel posto non mi sono proprio mai divertito.
Antenna Uno incontrovertibilmente rappresentò l'inizio di tutto, unico punto di riferimento per chi volesse ascoltare musica altra a Modena (MTV non c'era, c'era solo VideoMusic e per vedere qualche video decente si doveva aspettare Indies condotto da Grilloni). Ho passato interi fine settimana chiuso in casa con lo stereo acceso (i genitori da qualche parte) svaccato sul divano a leggere mentre ascoltavo Antenna Uno. Il mercoledì sera c'era Monney (Monney delle galassie...) e il giovedì appena arrivati in classe si bighellonava un buon quarto d'ora a fare la recensione della trasmissione.
Impazzivo per le stonate surreali e gonzissime di Gollini e Claudiali, con le loro letture causali di Adams e citazioni orwelliane.
Erano i tempi della bici e si sognava la macchina per andare all'Oasis, che come ogni luogo di cui si sente sempre parlare ma non si è mai visto, assumeva connotazioni epiche e olimpiche.
Ma è solo una cazzo di discoteca mi sa che è stato il mio primissimo commento la prima volta che ci ho messo piede. Pubblico invariabilmente composto da teenager, come me. Metallari, punk, dark, rasta, praticamente un deposito rifiuti. Un enorme cassonetto coi divanetti bruciacchiatti dalle sigarette, le piante di plastica, un po' di specchi, un po' di strobo.
Solo che io ho sempre odiato ballare, non importa cosa: avevo paura di sudare e se portavo a casa la Ben Sherman pezzata la mamma si arrabbiava. Preferivo camminare qua e là col mio gin-tonic-buono-consumazione mentre i miei amici ai divanetti infilavano le mani sotto le magliette di qualche ragazzetta curiosetta, mentre le mie amiche ballavano, andavo a guardare pieno di sarcasmo i metallari nella saletta piccola (la combat room) ballare facendo headbanging e mimando imprecisati riff. Mal sopportavo quella massa isterica che dondolava quando partiva Creep, che sbracciava e urlava e saltava su Today, perchè troppo avvezzo a sentire la musica in forma privata. Ascoltare, punto.
Mi infastidiva quel traslitterare in forma alternativa il sabato sera di un truzzo qualsiasi (allora il mondo era semplice e definito ed esistevano solo poche categorie sociali assolutamente a compartimenti stagni).
Ecco, non mi frega niente se l'Oasis ha chiuso, anche se dovrebbe, visto l'estenuante numero di serate che ci ho passato dentro quando ero un pivello. Forse perchè ormai sono decrepito o forse perchè mi annoiavo a morte in quel posto.

Ci sono un sacco di modi per vivere per guardare per parlare per ascoltare per muoversi. Poco importa e ognuno è libero di prendere quello che viene come gli va.

scritto da Simone | 09:39